Il libro
di Stefano Vaccaro
Ho avuto
modo di assistere alla presentazione del libro “Silfide, Maga e Sirena,
L’ideale femminile nella letteratura italiana dell’Ottocento”, Edito Il
Convivio Editore”, del giovane e talentuoso Stefano Vaccaro, venerdì 6 aprile presso
la Sala del Fondo antico della Biblioteca Diocesana di Ragusa. Mi ha
affascinato sin da subito leggere questo saggio, sia perché conosco l’autore e
quindi anche la sua eccezionale sapienza, ma anche perché si parla di donne.
Donne che in qualche modo hanno fatto la storia della nostra esistenza gettando
le basi per il riscatto del femminino elevandolo a potere esistente ed influenzante
in una società che era, fino a quel periodo, prettamente maschilista.
Protagoniste
assolute del saggio sono dunque le donne, angeli incantevoli e tentatrici, e nella
veste più oscura e goticheggiante di essere diaboliche, senza tralasciare il
vorticoso labirinto d'immagini fin de siècle, popolato da magnetizzate, sonnambule,
streghe e dame bianche, risultato di una percezione letteraria maschile che deriva
dal timore inconscio di questa consapevolezza.
Stefano Vaccaro, sicuramente è stato ispirato,
per la stesura di questo saggio, dalle figure delle donne siciliane a cui ha
dedicato lunghi studi sulle loro opere letterarie, tra cui
la palermitana Giuseppina Turrisi Colonna che si batté per l’Unità d’Italia,
Rosina Muzio Salvo, e soprattutto la poetessa netina Mariannina Coffa Caruso,
che visse per più di 15 anni a Ragusa. Della Coffa, ha studiato i carteggi
autografi, le sue prime edizioni. Dai carteggi privati della poetessa
netina emerge soprattutto la figura della donna più che della poetessa:
costretta a sposare un uomo che non amava, una vita fatta di lutti, il suocero
che non le permetteva di scrivere. Era una donna complicata che
si ribellava alla vita che fu costretta a fare perché, come lei stessa scriveva “non posso morire vivendo”, e che negli anni ‘70 dell’ottocento scardinò i dettami
borghesi andando via di casa, facendo trasparire un gran coraggio. La libertà
di scrittura si paga dunque attraverso dazi pesantissimi, come l’abbandono
della famiglia, dei figli, attraverso l’esclusione e la solitudine. Infatti
Mariannina Coffa morì in solitudine e in pazzia. Ha affascinato anche me la
vita della poetessa Coffa, di cui Stefano Vaccaro racconta ulteriori fatti
testimoniati dal medico personale della poetessa, Filippo Pennavaria: egli scrive che Mariannina
iniziava a fare poesia appena entrava in uno stato di catalessi, sonnambulismo
indotto. Intorno ai 20 anni incominciò a vedere uomini, che in realtà non
incontrò fisicamente e che erano solo frutto della sua immaginazione. Nel giorno in cui morì la
figlia, il Pennavaria, medico illuminista, racconta che mentre la bambina stava
spirando in una stanza diversa a quella dove era la Coffa, lei in qualche modo
pur essendo distante, cadde in uno stato di trans ed avvertì che la bambina era
morta; cominciò a vedere degli uomini che stavano per portare via la bambina. Altri
gli episodi raccontati dal medico che spiegano meglio la donna, prima ancora
della poetessa. Viene facile dunque ricollegarsi alle donne della letteratura
coeva, anche se non ci sono delle testimonianze che Capuana o Verga fossero
conoscenti della Coffa, però le loro eroine sono molto simili alla poetessa
netina. Il viaggio narrativo di Stefano Vaccaro si presenta conturbante e ci mostra ciò che era l’immagine della donna
nell’ottocento letterario, attraverso una carrellata di grandi autori a partire
dai siciliani Verga e Capuana, agli scapigliati,
tra tutti Tarchetti e D’Annunzio con la sua visione decadente della donna.
Stefano
Vaccaro ha sviluppato una sensibilità tale da saper scernere ciò che
rappresenta la verità dalla finzione letteraria, dando un ampio respiro alle
figure delle donne inserite all'interno della narrativa da lui analizzata.
Le donne, nell'ottocento cominciarono a ritagliarsi spazi
del sapere che prima erano preclusi, diventando giornaliste, scrittrici,
patriote, per cui incutevano timore all'uomo che le percepiva appunto come silfide
maga o sirena, impauriti e per timore di perdere gli spazi e le caratteristiche di cui da
sempre si erano appropriati: senza tempo posso confermare che la scrittura era ed è lo strumento del potere!
Libro consigliatissimo
Lara
Dimartino